Troppe puttane! Troppo canottaggio!

Troppe puttane! Troppo canottaggio! Da Balzac a Proust, consigli ai giovani scrittori dai maestri della letteratura francese è una raccolta sul mestiere di scrivere con testi di alcuni dei maggiori scrittori francesi: Honoré de Balzac (1799-1850), Charles Baudelaire (1821-1867), Gustave Flaubert (1821-1880), Guy de Maupassant (1850-1893), Émile Zola (1840-1902), André Gide (1869-1951) e Marcel Proust (1871-1922). Qui mi soffermo su alcuni temi: il rapporto allievo-maestro, il talento, il mestiere di scrivere.

Il curatore: Filippo D’Angelo

Il curatore di questa antologia è Filippo D’Angelo, classe 1973. È un francesista che ha insegnato nelle università francesi di Parigi III, Grenoble e Limoges. Ha pubblicato anche un romanzo: La fine dell’altro mondo (minimum fax, 2012).

L’allievo e il maestro: Maupassant e Flaubert

C’erano una volta un maestro e un allievo. Il maestro era uno scrittore affermato, già autore di quelli che sarebbero stati canonizzati come classici dell’Ottocento; l’allievo era un aspirante scrittore, assai dedito allo sport e alle donne. Un giorno il maestro, in una lettera datata 15 agosto 1878, dilungandosi sull’etica del sacrificio cui deve sottoporsi chi decide di dedicarsi alla scrittura come mestiere, così si espresse:

Dovete, capite giovanotto, dovete lavorare di più. Comincio a sospettarvi di essere un po’ fannullone. Troppe puttane! Troppo canottaggio!

[pp. 73-74.]

Il maestro era Flaubert, l’allievo Maupassant. L’allievo, come sottolinea D’Angelo, impiegò anni in “false partenze” prima di pubblicare un racconto a suo nome. Quel racconto era Palla di sego (1880), e chi lo ha letto sa che pazienza e umiltà hanno giovato molto al raggiungimento della maturità artistica: Maupassant, nel 1880, a trent’anni, era pronto.

Il talento e il mestiere

Nella prefazione al romanzo Pierre e Jean (1888), l’allievo Maupassant ha ricordato così il dolce e fondamentale apprendistato:

Qualche tempo dopo, Flaubert, che vedevo ogni tanto, cominciò a nutrire dell’affetto per me. Mi azzardai a sottoporgli qualche abbozzo. Li lesse con benevolenza e mi rispose: «Non so se avrete talento. Ciò che mi avete portato prova una certa intelligenza, ma non dimenticate questo, giovanotto, che il talento, come dice Chateaubriand [in realtà, come nota Arnaldo Colasanti nell’edizione da lui curata di Pierre e Jean, Mondadori, 1993, non è Chateaubriand ma Buffon], non è altro che una lunga pazienza. Lavorate».

[p. 104.]

Il talento è una lunga pazienza e, in quanto tale, esige abnegazione, essendo un lavoro. Lo ricorda anche Gide che, quando introduce i suoi Consigli al giovane scrittore pubblicati su rivista nel 1956, esplicita il concetto citando Jean de La Bruyère (1645-1696):

Fare un libro è un mestiere vero e proprio.

L’allievo e il maestro secondo D’Angelo

D’Angelo nell’Introduzione pone in maniera acuta il rapporto maestro-allievo definendolo una filiazione ideale:

Lo scrittore, questa strana creatura scissa fra sterilità biologica e fecondità artistica, vittima trionfante di un narcisismo esacerbato, tende a riprodursi innanzitutto nella sfera estetica, attraverso le proprie opere […]. L’aspirante letterato, destinatario dei suoi avvertimenti, può dunque divenire un sostituto filiale: l’erede elettivo cui trasmettere la propria esperienza.

[pp. 7-8.]

Curioso e inaspettato – dopo pagine in cui felicemente, al cospetto di tali maestri, ci si pone nella prospettiva dell’allievo – il rovesciamento che D’Angelo propone nella Postfazione, sulla scia di Maupassant: lui stesso si fa maestro, lui stesso offre consigli ‘vampirizzando’ i maestri scelti e proposti al lettore, e da questo cortocircuito voluto ne deriva una sintesi personale e originale che è anche un parricidio dolce e inevitabile (dove sono le scrittrici?) di matrice vagamente freudiana, dolce perché non dimentico dell’altrui grandezza – i maestri restano maestri, purché non gravino e paralizzino –, inevitabile perché il superamento, inteso come pratica di separazione, è necessario.

Tra le tante massime proposte da D’Angelo ne ricordiamo una:

Non avere fretta di pubblicare. Dopo qualche anno, sarai sollevato al pensiero di non aver dato alle stampe il tuo libro nel cassetto.

[p. 187.]

Troppe puttane! Troppo canottaggio! Da Balzac a Proust, consigli ai giovani scrittori dai maestri della letteratura francese

Traduzione e cura di Filippo D’Angelo

minimum fax, Roma, 2014

pp. 197

© Antonio Russo De Vivo 2019

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