La Poetica di Aristotele

Aristotele, Poetica

Possiamo immaginare che la narratologia, ossia la materia che si occupa dell’analisi delle forme narrative e delle strutture della narrazione, sia iniziata con la Poetica di Aristotele. Possiamo immaginarlo e non affermarlo se non altro per una banale questione di cronologia: ai tempi del filosofo la narratologia non esisteva.

La Poetica, pur non esercitando, oggi, il peso specifico che aveva nei secoli scorsi, ancora può rivelarsi uno strumento prezioso in campo critico e narratologico.

Chi è Aristotele

Aristotele è nato nel 384 o 383 a.C. a Stagira, colonia greca in Tracia. Rimane orfano e viene affidato a un tutore, Prosseno, che nel 367 a.C. lo manda ad Atene a studiare all’Accademia di Platone.

Dal 342 e per tre anni Aristotele è precettore di Alessandro, figlio di Filippo II re di Macedonia.

Nel 335, tornato ad Atene, fonda la famosa scuola chiamata Peripato.

Nel 323, morto Alessandro, Aristotele, da sempre vicino ai macedoni, viene costretto a lasciare Atene con un’accusa di empietà. Si rifugia a Calcide in Eubea, dove muore l’anno dopo per una malattia allo stomaco.

La produzione filosofica di Aristotele è imponente. Per semplificare viene divisa in gruppi dei seguenti argomenti: logica, metafisica, fisica, anima, etica, politica, retorica e poetica.

Che cos’è la Poetica

La Poetica è un trattato in 26 capitoli scritto da Aristotele a scopo didattico tra il 334 e il 330 a.C.

Si tratta del primo testo occidentale che si occupa specificamente dell’arte, presa dunque separatamente dall’etica.

In esso vengono esaminate soprattutto la tragedia e l’epica, vengono inoltre affrontati la poesia, la grammatica e la critica letteraria.

Incipit

Dell’arte poetica in sé considerata e delle sue specie, quale effetto abbia ciascuna, come si debbano costruire i racconti se la poesia ha da riuscir bene, ed ancora da quante altre questioni son proprie di questa ricerca, diremo incominciando secondo l’ordine naturale dapprima delle prime.

[Poetica, a cura di Domenico Pesce, testo greco a fronte, Milano, Rusconi, 1995, p. 53.]

I concetti più importanti

Tra i concetti espressi da Aristotele nella Poetica vanno ricordati almeno tre: mimesis o imitazione, unità e catarsi.

Mimesis o imitazione

Con il concetto di mimesis si intende l’imitazione della realtà, capacità tecniche di produrre copie di cose reali secondo lo spirito dell’artista. Tuttavia l’imitazione non è intesa in senso stretto: Aristotele ricorre al concetto di verosimile col quale intende quanto è possibile, probabile.

Il passo più significativo sul concetto di mimesis è contenuto nel primo capitolo:

L’epopea e la tragedia ed ancora la commedia e il ditirambo ed anche gran parte dell’auletica e della citaristica, tutte, prese nel loro assieme, si trovano ad essere imitazioni; ma differiscono tra loro sotto tre aspetti, e cioè per il loro imitare o in materiali diversi o cose diverse o in maniera diversa e non allo stesso modo.

Giacché come alcuni imitano molte cose rappresentandole con i colori e con le figure (chi per il possesso dell’arte e chi invece per semplice pratica), mentre altri per mezzo della voce, così anche per le arti sopra dette, tutte quante producono l’imitazione nel ritmo, nel discorso e nell’armonia, e questi o presi separatamente o mescolati assieme.

[p. 53.]

Unità

Aristotele distingue tre unità: unità di luogo, di tempo e di azione. Nella Poetica, tuttavia, si concentra sull’unità di azione e fa un accenno all’unità di tempo.

Queste tre unità sono state formalizzate a posteriori, dal periodo dell’umanesimo cincquecentesco in poi, nel modo seguente:

unità di luogo: tutto deve svolgersi in un unico luogo;

di tempo: tutto deve svolgersi in un’unica giornata;

di azione: ci deve essere un’unica azione, nessuna trama secondaria e nessuno sviluppo ulteriore della trama.

Catarsi

In generale per catarsi si intende purificazione dell’anima da impulsi irrazionali e passioni.

Aristotele parla di una catarsi tragica che può essere intesa come liberazione dalla compassione e dalla paura affrontando proprio questi sentimenti. Non a caso a provocare la catarsi sono spesso i momenti di orrore.

© Antonio Russo De Vivo 2019

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